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volta il cielo è stato ben disposto nei nostri confronti, e siamo atterrati all’aeroporto di Gle-

negadale con un volo FlyBe. Una volta a terra, numerosi segni ci hanno ricordato il fatto che

questa pista è stata un aeroporto militare ai tempi della 2a G.M. A cominciare dalla gigan-

tografia appesa agli Arrivi, presa in volo da un aereo tedesco della Lutwaffe nel 1943. I ser-

vizi segreti tedeschi avevano individuato la vicina base di aviazione navale, la componen-

te aerea della Marina Militare, ed è noto che le forze germaniche avessero nascosto buona

parte dei propri sommergibili U-Boat in piccole baie per dare la caccia alle unità della Royal

Navy, portaerei incluse. Una storia racconta di un misterioso furto di pecore, che poi si sco-

prì essere opera di un capitano di un U-Boat voglioso di cene “di gala” sul sommergibile.

L’airport teminal di Islay, come è un po’ pomposamente chiamato, è a qualche miglio di

distanza dalla prima abitazione, quindi è necessario affittare un’auto o utilizzare un taxi per

arrivare a destinazione. Optiamo per la seconda soluzione e chiamiamo “Christine’s Tour”

dall’apparecchio posto nella hall, ma ci sentiamo dire che lei è a scuola e che arriverà al suo

posto Fiona in venti minuti! Nel frattempo appena gli altri otto passeggeri del volo se ne

sono andati l’aeroporto chiude, e io rimango da solo nel parcheggio ad aspettare speran-

zoso il mio taxi sentendomi un tantino abbandonato. Laphroiaig è nei pressi di Port Ellen,

ma dal momento che l’unico hotel del posto è chiuso per rinnovamento locali, ho trovato

alloggio a Bowmore, dalla parte opposta, dove ha sede la concorrenza, ovvero l’omonima

distilleria rivale. Normalmente i traghetti dalla costa arrivano a Port Ellen, ma in questo caso

l’attracco è in riparazione a causa di un incidente con un battello. CalMac ha ordinato un

nuovo traghetto per coprire le corse, ma ha dovuto realizzare che la nuova nave non è

compatibile con il tipo di banchina presente, e nel tentativo di attraccare è stata danneggia-

ta anche questa nuova imbarcazione. Islay conta 3500 anime, ci sono pochi veicoli e assenza

totale di traffico e semafori. Tutti conoscono tutti, e quando le auto si incrociano gli occu-

panti regolarmente si salutano. Gli inverni posso essere molto duri, ma c’è poca neve gra-

zie all’aria di mare. Gli abitanti di Islay sono orgogliosi della loro isola e raramente viaggia-

no o si spostano sul “continente”. E perché dovrebbero farlo poi, visto che l’alto costo dei

traghetti e dei voli non li incentiva per niente? Il giorno seguente sono stato ricevuto dal

Distillery Manager di Laphroaig John Campbell e invitato a effettuare il tour riservato ai

“Friends of Laphroaig” per conoscere l’azienda e partecipare ad una degustazione perso-

nalizzata dei prodotti della Casa. Per esssere membro di questo club nato nel 1994, che

raggruppa ormai ben 492.000 soci, basta seguire le istruzioni nell’opuscolo allegato ad ogni

bottiglia e andare sul sito. Ogni socio stipula un lease a vita su un appezzamento numerato

di terreno di circa 1 metro quadrato nei pressi della fonte d’acqua della distilleria, il Kilbride

Stream, e ha diritto ad altre facilitazioni, ad esempio sull’acquisto di bottiglie speciali. Que-

sta dell’appezzamento è una particolarità molto apprezzata e appena fuori dalla distilleria

è visibile l’area dedicata a questo scopo. Alcuni amici stranieri vengono in pellegrinaggio

a Islay e piantano la loro bandiera nazionale per prendere possesso del proprio fazzoletto

di terra. Il pagamento annuale della rendita da parte di Laphroaig è una bottiglia di whisky

da 25 ml che dev’essere ritirata di persona durante la visita al proprio lotto. Unisco le forze

con un gruppo di Friends per un trekking sul lago che fornisce l’acqua per produrre il whi-

sky: la comitiva è composta da due coppie di americani in vacanza e una di sposi inglesi in

luna di miele. La nostra guida, una ragazza del posto, ci conduce attraverso la collina che

porta alla fonte. Una volta arrivati alla piccola diga, apre il suo zaino e tira fuori alcuni bic-

chieri. Riempie una brocca d’acqua torbata e ci invita a mischiarla al nostro drink, un’espe-

rienza interessante anche se fatta alle 10 di mattina. Con un autobus ci rechiamo alle torbie-

re, dove appunto i fumi della tostatura in forni alimentati a torba impregnano l’orzo, in

modo da dare al whisky Laphroaig quel gusto unico, marcato e distintivo. La torba è ancora

tagliata a mano e trasportata nei maltings, gli edifici dove il grano viene convertito in malto

tramite immersione in vasche d’acqua, sempre con lo stesso procedimento dal 1815. Ho

imparato che se l’erica è in fiore, nel terreno ci sarà della torba. Il quarantenne John

Campbell viene da una famiglia di pescatori e lavora in distilleria da diciassette anni. Si è

fatto da solo, partendo dalla gavetta, scalando tutti i gradini per arrivare ai vertici dell’a-

zienda. Per questo è stimato da tutti, e la Proprietà americana non ha avuto difficoltà a la-

sciare la guida della distilleria “ in buone mani isolane”. La società conta 29 dipendenti, 16

dei quali destinati ad accogliere i visitatori, il che dà l’idea di quante poche persone serva-

no per fare il resto, ovvero imbottigliare 2,9 milioni di litri di whisky ogni anno. L’orzo per

fare il malto arriva dall’Inghilterra, ma il processo di distillazione è fatto unicamente a Islay.

Viene invecchiato in botti di bourbon mandate dagli Stati Uniti (il whisky tipicamente ameri-

cano, distillato dal mais). Alcune bottiglie speciali invecchiano in botti spagnole di Sherry

Cairdeas e danno vita alla selezione Laphroaig Cairdeas destinata soprattutto ai Friends. Le

botti vengono riempite e spedite sulla terraferma per essere imbottigliate da aziende part-

ner, sempre in Scozia come prescrive la legge, per potersi fregiare del titolo di Scotch Whi-

sky. Campbell ci prepara quattro tipi di Laphroaig nella sala del comitato di direzione, la cui

finestra si affaccia sulla baia che dà alla ditta il medesimo nome. Tradotto dal gaelico signi-

fica “La bella buca (o conca) sull’ampia baia”. Io preferisco il 25 anni, con un gusto che

cambia continuamente quando lo assapori. L’assortimento Laphroaig spazia tra bottiglie

invecchiate 10 anni al costo di 32 Euro, fino a quelle pregiate da 500. Alla fine ho lasciato

l’isola fortemente colpito da tutto ciò che sta dietro alla produzione di whisky e dall’attac-

camento di una comunità per il proprio prodotto tipico, famoso nel mondo. Un grazie a

Brian Boxall, Scott Dickson e John Campbell per l’aiuto in questo esperienza. Ora so cosa

accomuna Maserati e whisky in serie limitata: passione, orgoglio e determinazione.