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prova al TT uscendo di strada), ancora Andrew Stroud, Dario
Marchetti (2° a Monza nel ‘95), Shaun Harris, Stephen Briggs.
La Britten non ha un telaio. Il motore funge da struttura por-
tante e con l’ausiliodi due telaietti realizzati in fibra di carbo-
nio, sostiene il serbatoio e la sella. Direttamente collegate al
motore sono anche le forcelle anteriori e posteriori di forma
trapezoidale, ugualmente costruite in fibra di carbonio così
come i cerchioni. La moto ha un solo ammortizzatore posto
frontalmente davanti al motore. Quest’ultimo è un bicilindri-
co a V da 1000cc. quattro tempi, in grado di erogare una
potenza di 155cv. a 11.500 giri, poi arrivati anche ad essere
quasi 170, per un peso di 141 kg. Utilizza due pistoni del pro-
pulsore Judd V10 usato dalle monoposto di F.1, e più preci-
samente dalla Scuderia Italia nel 1991 e da Andrea Moda e
Brabham l’anno seguente. Infine, in una versione profon-
damente modificata e con il marchio Yamaha, è stato poi
adottato dalla Tyrrell. La Britten è munita di un sofisticato
sistema elettronico che comanda l’accensione e l’iniezione.
In verità l’idea di adoperare parti di un motore di F.1 per
realizzare una potente bicilindrica non era nuova. Nel 1987
infatti venne costruita l’inglese Quantel che sfruttava parti
del motore Ford Cosworth 3.000cc.. Alla realizzazione della
moto contribuì anche John Surtees, e fu guidata sempre
da Paul Lewis e John Marshall con buoni esiti. Con Britten,
però si giunse all’apoteosi che oggi marchi come Confede-
rate o Vyrus ci fanno in parte ricordare.
(a. citt.)
KERB 1.12
©A.Cittadini
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