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C

on la presentazione della RCZ R Bimota, si completa il trit-

tico di versioni one-off realizzate da Peugeot Italia. Infatti

dopo la Arlen Ness arancione del 2013 da 200 CV e la RCZ

Racing Cup Replica da 230 CV, il Marchio del Leone ha

presentato questa grintosa special realizzata in collabora-

zione con la Casa motociclistica Bimota, seguendo quel

filo logico che già aveva messo in simbiosi centauri e pi-

loti d’auto attraverso la versione Arlen Ness. Per la serie “…quando la passio-

ne motociclistica si fa a quattro ruote” secondo Peugeot…, e in effetti sono

molti gli appassionati che alternano il manubrio di una naked e il volante di

una due posti secchi. La RCZ R è perfetta per appagare il loro ego. Senza

contare che Peugeot vanta anche un glorioso passato come costruttore di

motociclette, detentrici di diversi record. Questa volta la base della persona-

lizzazione è la RCZ R, aumentandone la potenza da 270 a 304 CV. La “custo-

mizzazione” della coupé francese, in esemplare unico, ça va sans dire, è stata

sviluppata da Bimota con il coordinamento di Motorquality di Sesto San Gio-

vanni, noto distributore di ricambi e accessori. Il tema della elaborazione non

è nuovo per Bimota, visto che ne ha fatto la sua missione di vita, realizzando

modelli con soluzioni di ciclistica innovative e ampio uso di materiali hi-tech,

in abbinamento ai propulsori di tutti i più importanti costruttori (Yamaha,

Honda, Ducati, Suzuki, eccetera). Nata a Rimini nel 1966 dalle iniziali dei fonda-

tori Bianchi, Morri, Tamburini, ha prodotto la prima moto con il proprio nome

negli anni ’70, la HB1 (Honda Bimota 1). Sigla composta dalla iniziale del pro-

duttore del motore, seguita dalla B di Bimota e dal numero progressivo del

modello. Le Bimota sono sempre state prodotte in serie limitata oppure ap-

positamente per le competizioni. La YB4 R, per esempio, è un’icona del mo-

tociclismo, ed è la moto con la quale Virginio Ferrari vinse il titolo iridato

nella categoria TT F1 nel 1987; il secondo alloro per la Marca italiana, dopo

quello conquistato da Jon Ekerold nel 1980, nella classe 350. Negli anni recen-

ti ha esordito in Moto2, poi è tornata in Superbike e ora nel fascinoso e con-

troverso Tourist Trophy. A latere di tutto ciò, per la prima volta Bimota si è ci-

mentata con una macchina. Per questa nuova sfida la scelta è caduta su di

un’automobile di media cilindrata che meglio rappresenta la quinta essenza

della sportività, con un rapporto qualità/prezzo da primato. Una granturismo

d’uso quotidiano, maneggevole, pratica e comoda. Con una potenza speci-

fica vicina a quella delle supersportive a due ruote più prestazionali e “cat-

tive”. La prova che Bimota abbia preso sul serio questo impegno, è data

dall’assegnazione di un codice interno di progetto: PB014. L’iniziale del co-

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KERB 1.15