KERB MOTORI N.1-2012 - page 27

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Il 2008 è stato l’anno del centenario della nascita e della ri-
scoperta di un personaggio veramente eccezionale.
Il cartellone di eventi dedicati al padre di Don Camillo e Pep-
pone è stato veramente pieno, ma a quattro anni di distanza
le iniziative sono ancora tante. Ad orchestrare il tutto sono
sempre loro, i due figli, Alberto e Carlotta, che con il “Club
dei 23” e tanta devozione custodiscono l’importante archivio
paterno.
Un ricordo tuttoparticolare può arrivare anche dalla prova di
un’automobile, un’auto “vintage”, per entrare più in sintonia
con il tempo che fu. Con la Maserati Quattroporte prima se-
rie, quella nata nel ’63 e che all’epoca era “la berlina più ve-
loce al mondo”, lungo un bellissimo itinerario che ripercorre
i luoghi di Guareschi, ma anche di Giuseppe Verdi.
Già, anche il grande “Peppino”, e c’è un motivo: lo scrittore
della bassa nacque il 1° maggio 1908 in una piccola frazione
di Roccabianca, Fontanelle. Giusto a un tirodi schioppodalle
Roncole, nel comune di Busseto, là dove ha visto i natali pro-
prio il GrandeMaestro, in via della Processione.
Il destino volle che accanto alla casa natale verdiana, Guare-
schi scelse di aprire un ristorante. Luogo che è poi diventato
la sede del suo archivio, conservato da Alberto e Carlotta,
che per l’occasione ne hanno aperto le porte emostrato libri
e carteggi. Agli aneddoti ci ha pensato invece Egidio Bandi-
ni, vero tuttologo inmateria.
Accanto alla “signora d’antan”, un esemplare del 1965 quel-
lo guidato nella prova, c’è anche la Quattroporte moderna,
quella di oggi, che limitiamo in questo pezzo ad un cameo.
La protagonista è solo la prima Quattroporte doc, color me-
tallizzato “GrigioAuteil”, omaggio alla Francia: quindi perfet-
tamente in linea con il “fil rouge” di questo primo numero di
KERBMOTORI in larga parte dedicato al paese transalpino.
Ed è così che inizia un tuffo nel meraviglioso “Mondo Picco-
lo” descritto da Guareschi, quello della Bassa, ripercorsa al
volante dellaMaserati Quattroporte Ia serie.
La gente del posto ammira questa berlina che sfila elegante
lungo strade familiari a Guareschi, ricche di riferimenti a suoi
racconti: il pilone dell’alta tensione sull’argine di Polesine,
l’incredibile campanile di Diolo (nel racconto Al Kremlino
del “Don Camillo della Bassa”) oggi sede di un piccolo e
delizioso museo gestito da Cesare Bertozzi, sosia baffuto di
GiovanninoGuareschi.
Si scivola da un luogo all’altro, per stradine e curvoni in pia-
nura, dove la Cima Coppi altro non è che un cavalcavia, ma
all’interno sei al caldomentre fuori fa freddo e comodissimo
su sedili in pelle che sono vere poltrone. LaQuattroporte an-
cheggia sinuosa e a proprio agio sul percorso, manco fosse
unamannequin in passerella. E poi, com’è piacevole guidare
questa vettura, azionarne leve e pulsanti e non avere diavo-
lerie elettroniche a bordo. Si appanna un po’ il vetro,ma pio-
ve e fa freddo…
Il percorsodove la nostraAmmiraglia si esibisce, porta a Bre-
scello, scenario cinematografico principe dove Don Camillo
e Peppone hannopreso un volto, quellodi Fernandel eGino
Cervi. La storia narra però che originariamente i progetti
fossero altri: Cervi era stato scelto per essere Don Camillo,
mentre Peppone avrebbe dovuto essere impersonato dallo
stessoGuareschi. Almeno fino a quando il regista, il francese
Duvivier, stanco di ripetere la prima scena oltre venti volte,
disse a Giovannino: “… è meglio che continui a scrivere. Ti
riescemoltomeglio!”.
Brescello oggi vive anche di questo turismo cinematografi-
co. Così, con le Maserati (la storica e l’erede, che la scorta
come un’ombra) schierate nella piazza a fianco delle statue
a grandezza naturale, ci si ritrova nella chiesa parrocchiale
ad adorare il Crocifisso, quello che parlava a Don Camillo.
Poco distante, di fronte al Museo, è parcheggiato un carro
armato, quello impiegato nel film “DonCamillo e l’onorevole
Peppone”.
Se si parla di numeri è forse difficile quantificare in quanti
Paesi sono stati tradotti i libri di Guareschi. Nei giorni della
prova abbiamo visto arrivare i corrieri con ristampe fresche
fresche dalla Polonia e dalla Slovenia. «Presto arriveranno
anche le ultime della Corea», ci confidava Alberto Guare-
schi. A dimostrazione che la fama dello scrittore parmense
non ha confini. Così come quella della Casa del Tridente, a
quel tempo - quando venne alla luce la Quattroporte - di
proprietà della famiglia Orsi.
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